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L'errata interpretazione della libertà
 

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La Corte di Strasburgo  con la decisione che ha accolto il ricorso di alcuni ateologi,ha ritenuto che la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche, violerebbe due precise disposizioni della Convenzione:1) le convinzioni religiose e filosofiche 2) l’imparzialità dello Stato per la tutela del pluralismo.

E’opportuno, a tal proposito operare una riflessione, non solo logica, ma soprattutto giuridica su tale interpretazione vale a dire se i Giudici  abbiano correttamente interpretato il fondamentale concetto di libertà oppure se ne siano discostati sposando ideologicamente una tesi da loro condivisa, ma non aderente ai principi cui il loro mandato dovrebbe uniformarsi.

A nostro avviso la decisione è erronea in quanto ha  travisato il simbolo di un popolo con il concetto di adesione ad una fede, senza chiedersi se la stragrande maggioranza di credenti e non credenti  ravvisi o meno nel Simbolo la propria storia, la propria cultura ed identità. Inoltre i Giudici hanno omesso di considerare che se l’Italia  è uno dei paesi più privilegiato da quanti con tutti i modi cercano di penetrarvi è proprio perché esso aderendo a principi fondamentali del Cristianesimo accoglie i meno fortunati sforzandosi con sacrificio di dar loro un lavoro, cosiccome si adopera nelle missioni di pace all’estero facendosi apprezzare anche dalle popolazioni di diverso credo religioso.

E’ giusta quindi la critica di valenti giuristi che hanno ravvisato nella decisione una negazione ed una errata applicazione , proprio di quel principio di equilibrio delle garanzie, privilegiando invece le richieste di una esigua minoranza, che intenderebbe escludere ogni dimensione religiosa  dal contesto educativo, imponendo il proprio ateismo, la propria negazione di speranza .

Si è  poi omesso di considerare che una società democratica, deve invece essere aperta a tutti i valori e non disconoscerli o cancellarli, proprio per far crescere specialmente nei giovani, futuri cittadini chiamati un giorno alla guida del paese, il  piu’ ampio concetto culturale di tolleranza e di storia valorizzando il passato, non abiurandolo o demonizzandolo.

Infine c’è da aggiungere  l’imprudenza di  tale decisione che ha insito, oltre al pericolo  di creare pericolose fratture trai cittadini, fomentando odio  incomprensione ed intolleranza,  in cospetto di un presente già di per sè assoluto e statico, azzerato dalla globalizzazione,  anche il rischio che privando il passato di simboli non  si crea  maggiore libertà ma la si annulla, un annullamento che finirebbe per privare nei giovani  ogni prospettiva e speranza nel futuro, escludendo così anche gli immigrati dalla nostra storia.

Mantenere dunque il simbolo del Crocifisso nelle aule, non può costituire alcuna violenza né violazione dei diritti, ma espressione di identità di un popolo e di una sua insita sana laicità che ne comprende l’insegnamento, ne valorizza il significato, senza essere sminuita nella propria libertà.              

Giovanni Borrelli

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